A. Fabretti, Documenti di storia perugina, II, Torino 1892; A. Grohmann, Città e territorio tra medioevo ed età moderna (Perugia, secc. XIII-XVI), II, Perugia 1981; S. Pieri, Toponomastica della Toscana Meridionale (Valli del Fiora, dell’Ombrone, della Cecina e fiumi minori) e dell’Arcipelago Toscano, a cura di G. Garosi, Siena 1969; S. Pieri, Toponomastica della Valle dell’Arno, Ristampa dell’edizione di Roma 1919, Sala Bolognese 1983; G. Riganelli, Religione e strutture religiose in area magionese dall’antichità ai primi secoli dell’età moderna, in Magione: venti secoli di storia, cultura, ritratti e spiritualità, Magione 2001, pp. 1-177; S. Tiberini, Le signorie rurali nell’Umbria settentrionale. Perugia e Gubbio, secc. XI-XIII, Roma 1999. |
Monte Sperello
Sulla sommità di un contrafforte del Monte Penna, ad un’altitudine di 337 metri sul livello del mare, sorge il castello di Monte Sperello che sembra quasi incunearsi nella sottostante pianura ai piedi di Magione. Attestato fin dal 997, quando Ottone III ne confermava la proprietà al monastero di S. Gennaro di Campoleone, l’attuale Capolona vicino ad Arezzo, da esso si è intitolata la famiglia dei Montesperelli, tra le più antiche della città di Perugia. Feudo di questa schiatta nobiliare, probabilmente acquisito tramite un meccanismo di lenta erosione dei diritti spettanti all’ente monastico aretino, nelle elencazioni medievali il nucleo abitato appare censito sia come villa, quindi sprovvisto di mura di cinta, che come castello. È il caso di notare come nelle murature di due abitazioni poste all’interno dell’area castellana, risistemate nel corso degli ultimi due secoli, vi siano state inserite delle urne cinerarie etrusche rinvenute nella zona intorno alla metà del secolo XIX. Tra queste ve n’è una di particolare interesse, con scolpita una testa di medusa. Nel 1282 vi si censirono solo 6 fuochi per una popolazione di una trentina di abitanti scesi a 24 nel 1410. Gli abitanti di Monte Sperello, nel 1287, parteciparono alla bonifica della pianura sottostante insieme agli uomini di Monte Melino e Pian di Carpine. L’economia locale, in epoca medievale, doveva essere sostanzialmente basata sull’agricoltura e, a complemento di essa, sui prodotti spontanei del bosco che ancora oggi ricopre il Monte Penna. In passato, prima della bonifica duecentesca, anche la palude sottostante dovette costituire un fattore economico di un certo rilievo. Per quanto riguarda l’origine del vocabolo il secondo termine di cui si compone può avere una duplice origine. Esso, infatti, può ricondursi a pirum, pero, ad indicare quindi un rilievo caratterizzato dalla presenza di queste piante, oppure al personale latino Perellius rimasto in forma primitiva. La presenza di resti di una struttura muraria riconducibili all’epoca romana affioranti all’inizio della salita che conduce all’insediamento, nella parte a nord-ovest dello stesso, conferisce a mio avviso una certa solidità a quest’ultima proposta. |
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